UGO LEVITA
pittore
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LEVITA, la filosofia del colore
Francesca Sacchi Tommasi dalla mostra Imaginifica. Firenze, 2017
Ho conosciuto Ugo Levita un paio di anni fa a Gualdo Tadino. Lo ricordo come se fosse ieri. Era con Maria Tea Varo, attrice intensa e talentuosa, sua moglie e musa, compagna di viaggi reali e fantastici che insieme con le figlie, Cecilia Alma e Artemisia, creature meravigliose, e ispiratrici di esaltanti lavori del padre.
Così posso vantare un’amicizia che nel corso delle stagioni si è fortificata, accrescendo una reciproca stima, che con il tempo ha realizzato il sogno di accogliere la sua personale qui a Firenze, una mostra già avviata con grande successo nel Museo Arcos di Benevento.
Ho sempre apprezzato la ricerca pittorica straordinaria nell’uso del colore, della sua grande capacità di rispettare i canoni classici sempre reinterpretati con l’occhio attento al presente.
Le atmosfere si ispirano fortemente alla tematica del Surrealismo, attraversati da un respiro simbolista costante, sospeso, che richiama in ogni suo dipinto, e che in ognuno di loro, che sono vivi e portatori di molteplici messaggi, lasciano la possibilità di sentire e vedere cosa desideriamo, senza condizionamenti “intellettuali”.
Si confronta con i grandi maestri, ma rimane se stesso. Levita è Levita. Non sembra Magritte, Klee, Duchamp… è lui, fedele e sincero a se stesso. L’intelligenza prevale su qualsiasi corrente artistica, ed il tempo ne ripagherà il suo volere e il suo valore.
Rimanendo un appassionato seguace di se stesso e a una sua precisa visione dell’arte, riportando il sogno nei nostri cuori, sono felice di poter inaugurare e portare insieme all’amico e curatore Ferdinando Creta, mio compagno di avventure e divertimenti, questa mostra voluta e desiderata, certa del successo che regaleremo a noi stessi, lascio la magia entrare nuovamente per queste stanze che tanti artisti ha ispirato, quello che per ultimo ha tanto animato il mio amato nonno Marcello Tommasi.