UGO LEVITA
pittore
info@ugolevita.it
Ferdinando Creta
dalla mostra Ondaperpetua
Benevento, 2016
Nel 1924 Andrè Breton nel Manifesto del Surrealismo scrive: “Cara immaginazione, quello che più amo in te è che perdoni. La sola parola libertà è tutto ciò che ancora mi esalta. La credo atta ad alimentare, indefinitamente, l’antico fanatismo umano. Risponde senza dubbio alla mia sola aspirazione legittima. Tra le tante disgrazie di cui siamo eredi, bisogna riconoscere che ci è lasciata la massima libertà dello spirito. Sta a noi non farne cattivo uso”.
Ugo Levita appartiene a quel genere di artisti che fa buon uso della sua libertà di spirito. La sua pittura di fantasie e di sogni, di incubi e di miti, di simboli e di miracoli, ”il tutto in un intrico di piani e di flash back, di commistioni e di intarsi,” è come dice Breton una aspirazione legittima, lontana e distinta dalle tendenze modaiole. Un approccio d’avanguardia che, più che vero, in una società sofferente, con seri problemi d’identità, fa fatica a ritrovarsi. Levita, con una pittura di “sterminata felicità, nonostante la realtà”, con il suo mondo pieno di misteri e di narrazioni circolari, dove lo spazio e il tempo si trovano in somma sintonia, dentro la storia audace e onirica dell'utopia,” in un universo di figure trasfigurate e di corpi o volti che non sai se più umani o angelici” (Antonio Carlo Ponti), realizza il suo progetto artistico e celebra la sua libertà. Vicino e lontano da un quotidiano frenetico e caotico, attraverso un processo liberatorio, si muove verso dimensioni felicemente armoniche, spinto da una necessità dell’esserci. La magia surreale rappresenta in qualche modo la sublimazione del suo immaginario, quasi in un significativo sogno o son desto di amletica memoria; ma Levita nel sognare è desto, attento all’uomo, alla sua storia, al suo habitat: l’uomo rimane sempre al centro nella sua poetica ricca di elementi simbolici.